La medicina di laboratorio ha subito una notevole trasformazione grazie alla modernizzazione della tecnologia disponibile. Tempi di refertazione brevi e accuratezza dei risultati sono di fondamentale importanza per la gestione terapeutica del paziente, infatti, soprattutto nei casi di infezione da parte di microrganismi, una scelta tempestiva della cura è in grado di abbassare in maniera consistente la morbilità e il progredire della malattia (Camporese A., et al. 2002; Doern GV et al., 1994).

L’attuale caso della diffusione del virus SARS-Cov-2 ha messo sotto i riflettori le metodologie di biologia molecolare, che sono state usate, appunto, sia nel campo della ricerca scientifica per collezionare sempre più informazioni riguardanti l’agente eziologico, che nel campo clinico per avere una risposta rapida e precisa volta a contenere il virus. L’identificazione e la quantificazione del genoma microbico direttamente nel campione permette di azzerare i lunghi tempi di attesa della crescita delle colonie in vitro, fornendo, inoltre, il vantaggio di non dover avere a disposizione necessariamente un microrganismo vivo, a differenza dei metodi di microbiologia classica in cui un microrganismo deve essere in grado di produrre colonie (Avolio M. Et al., 2010).

Lo sviluppo della RT-PCR, tecnologia che riesce a quantificare l’acido nucleico, permette di seguire la progressione dell’infezione e monitorare l’efficacia della terapia adottata (Camporese A., 2003) fornendo al clinico dati in maniera veloce ed accurata.

In molti casi la ricerca molecolare di DNA o RNA affianca solamente i classici studi microbiologici (microscopia, coltura e sierologia), ma in altri li sta ampiamente sostituendo, per esempio nel caso di microrganismi che sono difficili da coltivare o che crescono lentamente o che sono pericolosi da manipolare, divenendo fondamentali per la gestione clinica del paziente.

Nell’ambito delle infezioni trasmesse sessualmente risulta molto vantaggiosa la scelta della ricerca molecolare per i seguenti agenti eziologici:

Chlamydia Trachomatis: batterio molto diffuso tra le giovani donne, la sua infezione persistente può causare sterilità e nel caso di una donna incinta può passarlo al bambino durante il parto.

Mycoplasma genitalium: difficile da coltivare, i test molecolari danno risultati più sensibili rispetto ai test classici.

Ureaplasma urealyticum: si trova naturalmente nelle mucose genitali, ma una sua eccessiva prolificazione può causare diversi problemi come vaginiti, vaginosi batterica, infertilità e problemi al feto in caso di gravidanza. È difficile da rilevare attraverso tecniche classiche anche perché richiede tempi lunghi per la coltura in laboratorio.

Nisseria gonorrhoeae: causa infezioni sia agli uomini che alle donne, ma può anche essere trasmesso da madre a figlio durante il parto causando gravi danni al bambino.

Trichomonas vaginalis: altera il pH vaginale e di conseguenza anche il microbiota distruggendo i lattobacilli. Le linee guida internazionali consigliano i test molecolari poiché sono più sensibili delle analisi colturali. Nelle donne causa la Tricomoniasi, che in gravidanza può procurare seri problemi.

In questi e in molti altri casi di infezione, la ricerca molecolare dell’acido nucleico microbico presenta i seguenti vantaggi rispetto alle metodologie classiche:
  • Maggiore specificità (>99%)
  • Maggiore sensibilità che riduce il rischio di falsi negativi
  • Applicabile a microrganismi che crescono lentamente o che sono difficili da coltivare in vitro
  • Tempi diagnostici ridotti
  • Il prelievo del campione può essere fatto a secco attraverso un cytobrush, in questo modo può essere conservato più a lungo a temperatura ambiente
  • Con un unico prelievo possono essere analizzati più patogeni