I vantaggi del tampone boccale per l’analisi del DNA.

È noto che tutte le cellule del corpo contengono la stessa informazione genetica, ossia il DNA è identico in ogni cellula di un singolo individuo. Una cellula epatica ed una muscolare possiedono gli stessi geni, ciò che le differenzia in struttura e funzione è l’espressione di geni diversi.

Nonostante questo sia ormai un dogma in biologia, spesso si pensa che le cellule più adatte per un test genetico siano quelle ottenute attraverso un prelievo del sangue, in realtà le cellule di quasi tutti i tessuti possono essere utilizzate per estrarre il DNA e analizzarlo.

Sicuramente prima del 1983, anno in cui Kary B. Mullis ideò la PCR (per la quale ottenne il premio Nobel per la chimica nel 1993), per analizzare il DNA era necessario un campione che contenesse una gran quantità di cellule e di conseguenza alcuni millilitri di sangue erano una garanzia. Ai giorni d’oggi già dieci cellule sono sufficienti, basti solo pensare all’ambito della genetica forense e a come dalla saliva presa da un francobollo o da una sigaretta si possa risalire al profilo genetico di una persona.

Nel corso degli ultimi trent’anni sono stati pubblicati numerosi articoli in cui sono riportati pro e contro di diversi metodi di prelievo di cellule e i relativi progressi nell’estrazione e analisi del DNA. Warren in Atlanta (personal communication, 1992) è stato il primo a descrivere l’analisi in PCR del gene FMR-1 in studi sulla Sindrome dell’ X fragile su campioni di saliva. L’interesse per il tampone buccale e per altri metodi alternativi al prelievo del sangue risiede nel fatto che spesso i soggetti analizzati sono neonati e bambini, come discusso nel lavoro di Hagerman pubblicato nel 1994, casi in cui un prelievo meno invasivo è indispensabile.

Lo studio di Hagerman supporta l’uso di campioni di saliva o cellule dell’epitelio buccale per analizzare le mutazioni in FMR-1 nel DNA di alcuni studenti in Colorado e i dati sono stati confermati con l’analisi di campioni di sangue. Nel corso degli anni sono stati sviluppati protocolli sempre più sofisticati (alcuni sono riportati nella bibliografia in basso) che rendono il tampone buccale un metodo veloce, economico, ma soprattutto affidabile.

A questo punto possiamo fare una lista dei vantaggi dell’uso del tampone buccale:

  • Metodo veloce, non invasivo e indolore (e non richiede l’uso di soluzioni alcoliche, a differenza dei campioni di saliva)
  • Processo di estrazione del DNA semplice.
  • Se il campione è conservato correttamente, rimane pressoché inalterato per molto tempo.
  • Seguendo delle piccole accortezze durante il prelievo non si hanno contaminazioni.

L’unico svantaggio risiede nel fatto che le cellule non sono visibili sul tampone, quindi non si ha la certezza di averle prelevate, questo problema può essere ovviato assicurandosi di strofinare il tampone (o il cytobrush) per almeno 60 secondi nella porzione interna della guancia che si trova in corrispondenza delle gengive.

Il prelievo di cellule epiteliali dalla mucosa buccale può essere usata per diversi test come: Genescreen, test di paternità, BabyNext, test di Nutrigenetica, predisposizione genetica alla trombosi. Ovviamente questa metodica non può essere applicata in casi particolari come i test prenatali non invasivi, in cui il prelievo del sangue materno è fondamentale, poiché è lì che il DNA fetale circola.

Come effettuare il prelievo:

  1. Assicurarsi che il paziente non abbia mangiato, fumato o bevuto (si può bere solo acqua) nelle due ore precedenti il prelievo.
  2. Maneggiare il tampone con i guanti, assicurandosi di non toccare la porzione atta al prelievo delle cellule.
  3. Strofinare il tampone all’interno delle guance per almeno 60 secondi.
  4. Richiudere il tampone nella confezione e mantenere in luogo fresco, lontano dalla luce solare.

Bibliografia

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